Donald Woods Winnicott

“La capacità di provare ancora stupore è essenziale nel processo della creatività”

Lettera aperta agli insegnanti

Lettera aperta agli insegnanti di EEFF ed a coloro che per la prima volta si avvicinano al madball
Il madball non nasce casualmente. Esso è il risultato di un percorso personale di molti anni attraverso il mondo dello sport, anche se oggi, a 12 anni dalla sua nascita ufficiale il madball ha subito diversi ritocchi ( grazie anche all’apporto degli insegnanti di educazione fisica che lo hanno fatto giocare) fino a diventare un gioco ben articolato, sicuro e piacevole, oltre che educativo..

Nessuno di noi può disconoscere quanto sia ricco ed articolato il panorama sportivo mondiale, anche se, di fatto, in determinati paesi alcune discipline primeggiano e dominano più di altre, così da creare aree di diffusione molto chiare e ben definite. E’ il caso del baseball negli Stati Uniti, della scherma e del calcio in Europa, del badminton in estremo Oriente ( tanto per citare qualche esempio).

Stiamo assistendo oggi ad un fenomeno sempre più diffuso: quello che porta attività sportive, un tempo appannaggio di alcune popolazioni, a ricercare propri spazi anche là dove esistono situazioni sportive già ampiamente consolidate.

Le Olimpiadi, in tal senso, hanno dato un impulso enorme a questo fenomeno di diffusione degli sport. Nella stessa Italia stiamo assistendo da qualche tempo al crescere di discipline che qualche anno fa erano del tutto sconosciute alla massa e che il grosso pubblico sta gradualmente scoprendo grazie ai mass media ( è il caso dello squash, del takewoondo, del badminton e di altri ancora)

Ebbene in questo fermento come si può parlare di uno sport nuovo?

Premetto che il madball non è qualcosa che nasce dal capriccio di un mitomane, il quale svegliandosi una bella mattina decide, invece di fare colazione, di “inventare uno sport”. Credo che bene o male nello sport ci sia poco da “inventare”, nel senso che quasi tutto è stato ormai sperimentato a livello di schemi motori e tecnici.

La novità, in effetti, è in ciò che il madball rappresenta, come sintesi di situazioni sportive diverse.

Nei molti anni di pratica sportiva e di insegnamento ho cercato sempre di prendere coscienza della “potenzialità” e dei “limiti” di ciascuna disciplina: uno sport individuale, ad esempio, non ha i grandi vantaggi degli sport di squadra, uno sport che si pratica all’esterno talvolta rivela le sue angustie quando debba essere giocato in un impianto al chiuso, uno sport molto tattico è spesso appannaggio solo di chi, avendo una buona intelligenza motoria, ha la possibilità di potersi allenare sistematicamente, mentre certi sport più “primitivi”, pur avendo dalla loro parte una forte componente di positiva istintualità, peccano di sicurezza, inoltre molti sport mancano di “contatto fisico” che altri hanno e dove il “corpo a corpo” rappresenta un importante mezzo di comunicazione e di percezione, tutti gli sport fanno una netta distinzione fra settore maschile e settore femminile….. e cosi via discorrendo. In poche parole ogni sport ha qualcosa che manca agli altri ed ha qualcosa che gli altri non hanno.

Queste elementari osservazioni mi hanno spinto a praticare ormai da 20 anni un gioco che, con gli opportuni aggiustamenti, mi è servito ad integrare quello che le discipline che insegnavo non riuscivano ad offrirmi. Così dopo ritocchi, modifiche, correzioni e osservazioni, alla fine del 1997 è venuto alla luce un “gioco” che ha cercato di fondere in sé alcuni aspetti di alcuni sport. Finalmente esso era codificato, Di lì a poco, il 26 novembre ‘97, è nata anche la relativa associazione creata appositamente per diffonderlo. Ma dopo una così lunga fase di gestazione, ci sono voluti ancora 4 anni di verifica (questa volta “sul campo” e con il coinvolgimento di circa 120.000 giovani) prima che il madball potesse assumere l’aspetto con cui vi è presentato.

Definire, in senso riduttivo e denigrativo, il madball un ibrido, non è propriamente corretto. Oggi viviamo in una società multietnica dove la “fusione” di culture diverse sta partorendo nuovi “elementi” che saranno gli elementi di transizione per una diversa forma di civiltà verso la quale ci stiamo incamminando. In questo clima di profondi mutamenti credo che anche lo sport debba manifestare in qualche maniera tale fenomeno, riunendo in sé contenuti e forme diversi, pronti ad esprimere non ” copie passive” di questo o di quello, bensì forme autonome con una propria ed inconfondibile personalità. Questo è lo spirito con cui il madball intende proporsi.

E’ scontato che il muro di scetticismo, diffidenza, ironia non è e non sarà certo indifferente, soprattutto dove qualcuno vorrà considerare questo sport come un banale fatto di “moda” o il parto mentale di un visionario. Devo anche confessarvi che quando per la prima volta il madball si è affacciato sulla Scuola nel 1998, ero convinto che le resistenze di chi non avesse voluto accettarlo o l’ostracismo di chi pensava di contrastarlo, fossero ostacoli insormontabili. Ebbene oggi mi sono ricreduto e mi sono reso conto che il successo di questo sport risiede nelle sue intrinseche caratteristiche, al di là di tutto ciò che si possa fare per promuoverlo.

L’entusiasmo di quanti hanno giocato a madball, e non se ne contano pochi è stato talmente corposo ed incoraggiante da darmi una grande sicurezza ed indurmi a guardare con serenità ed ottimismo il futuro. Tantissimi anche gli insegnanti di Educazione Fisica che hanno abbracciato, in tutta Italia, la causa del madball, contribuendo con la loro professionalità ed i loro suggerimenti a far crescere nella maniera giusta questo nuovo gioco. Ovviamente il cammino non è semplice, anzi… ,come in tutte le nuove esperienze, esso è lastricato di piccole e grandi difficoltà, cose che ho sempre dato per scontato avendole già messe, alla partenza, in inventario!

Il madball, dunque, non vuole fare concorrenza a nessuno sport ( tutti gli sport sono belli,utili ed importanti), ma vuole semplicemente arricchire il pluralismo del mondo sportivo offrendo una valida alternativa e soprattutto un buon mezzo educativo a coloro che credono ancora a questo suo ruolo nella formazione dei giovani.

I punti di forza del madball sono elencati a parte. Ma al di là di ogni cosa, credo che la liberazione “mediamente” controllata di un’istintualità, che mai potrà essere repressa nell’uomo (ancor più oggi dove i legami inter-relazionali sono sempre più fitti e complessi), possa rappresentare un’ulteriore ancora di salvezza a cui aggrapparci per superare i piccoli ed i grandi problemi a cui ci esporrà quotidianamente il vivere di questo nuovo millennio. Ed i giovani hanno bisogno di molte “ancore” se vogliono entrare felicemente nel futuro.

Il madabll, consentitemi il paragone, è come un bambino che sta crescendo (per fortuna con grande felicità) vezzeggiato e coccolato da quanti hanno imparato a conoscerlo. Quale sia il suo destino nessuno può saperlo. Io mi auguro solo che esso sappia conservare le caratteristiche e lo spirito con cui è nato, sia che resti una “piccola” disciplina, sia che diventi, ma non sappiamo quando e se, uno sport di respiro mondiale.

Giusman

Firenze settembre 2010